Il tram numero 28

“I sedili del tram mi portano in regioni lontane, mi moltiplicano la vita, la realtà, tutto. Scendo dal tram esausto e sonnambulo. Ho vissuto un’intera vita”

Fernando Pessoa, il grande poeta e cantore di Lisbona, non lo dice esplicitamente, ma il tram cui fa riferimento è il numero 28, che ancora oggi ferma a pochi passi da casa sua, al 16 di Rua Coelho da Rocha.

E non solo Pessoa, ma un infinito numero di pessoas (persone) hanno provato e provano l’ebbrezza della corsa del più iconico fra i tram della capitale, fra viuzze tortuose, salite da capogiro e discese da voltastomaco, spaziosi viali fiancheggiati da sontuosi palazzi e agglomerati di case e casupole accavallate una sull’altra fra cui si aprono improvvisamente squarci di panorama a strapiombo sul Tago.

Il percorso del 28 serpeggia attraverso la città vecchia dalla collina dell’Alfama alla spianata di Prazeres toccando tutti i punti più caratteristici della capitale lusitana ed è, ovviamente, un must per chi la visita. Benché sia ormai considerato a buon diritto un’attrazione turistica, il vecchio tram resta fedele al suo spirito di servizio pubblico. Il 28 è in tutto e per tutto un tram normale, carico di studenti di ritorno da scuola e massaie con i sacchetti della spesa, che sopportano con stoica indifferenza le orde di turisti che affollano le vecchie carrozze alla ricerca della foto perfetta da postare su Instagram. Un equilibrio delicato, ma che per il momento regge (e speriamo che lo faccia ancora a lungo).

Il tram (elétrico per i lisbonesi DOC, bonde in portoghese brasiliano), in particolare il vecchio 28 di Lisbona con il suo caratteristico giallo ocra e gli arredi in legno e metallo, è il modello fondamentale cui si ispira il design del Boteco.

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